Uno studio di modeste dimensioni, ma pubblicato sulla rivista scientifica , solleva qualche preoccupazione in merito alla durata della protezione che svilupperebbe chi guarisce dal Covid-19. Secondo la ricerca, condotta in Cina da un gruppo dell’Università medica di Chongqing (una filiale del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie), i livelli di anticorpi nei pazienti guariti diminuiscono rapidamente: in 3 mesi di oltre il 70%.
Forte calo dopo 3 mesi
Per l’analisi sono stati presi in esame 37 pazienti sintomatici e 37 pazienti asintomatici: oltre il 90% dei soggetti ha mostrato in 2-3 mesi un forte calo di anticorpi IgG , quelli che mostrano che il nostro corpo è venuto in contatto con l’infezione e che teoricamente ci proteggono dal riprendere il Covid-19. La riduzione percentuale mediana è stata di oltre il 70%, sia per i pazienti sintomatici che per quelli asintomatici. Inoltre, il 40,0% degli individui asintomatici (e il 12,9% degli individui sintomatici) è diventato anche sieronegativo per le IgG, in pratica non le aveva più.
Gli anticorpi e i test sierologici
Parliamo degli anticorpi legati al virus che anche in Italia attualmente si cercano con i test sierologici: sono le IgM (Immunoglobuline M), che si manifestano entro 7 giorni circa dalla comparsa dei sintomi e permettono di confermare la diagnosi di infezione, e le IgG (Immunoglobuline G), prodotte dopo circa 14 giorni, che sono la nostra «memoria immunitaria», ci dicono che in passato siamo venuti in contatto con il virus e ci proteggono dallo stesso anche se, nel caso del Sars-CoV-2, non sappiamo bene per quanto tempo e in quale misura. Per questo lo studio cinese è un campanello di allarme e fa riemergere i rischi legati all’uso dei « passaporti di immunità».
Cosa sappiamo finora
Per ora sappiamo con qualche certezza che. Pare anche che questi anticorpi siano neutralizzanti, cioè in grado di respingere attacchi futuri del virus. Ancora non sappiamo quanto dura l’immunità che concedono. Se dovessimo far fede a questo studio diremmo «mesi». La speranza è quella che il SARS-CoV-2, invece, si comporti come gli omologhi coronavirus SARS e MERS che rispettivamente producono anticorpi protettivi per 2 anni e 34 mesi. Il problema ulteriore legato a questo specifico virus è che la stragrande maggioranza delle persone o non presenta sintomi o si ammala in modo bla ndo: in questo caso non sappiamo se la risposta immunitaria indotta, di cui la presenza di anticorpi è una spia, sia davvero protettiva o se queste persone rischiano una nuova infezione. Per avere maggiori certezze sulla durata della protezione non resta che continuare gli studi epidemiologici e ripetere i test sierologici per la rilevazione di anticorpi a scadenza fissa, ad esempio ogni tre mesi per chi fosse risultato positivo alle IgG.
Nessun commento:
Posta un commento